Gravisca

Gravisca (nota anche come Porto Clementino è un’area archeologica situata nel comune Tarquinia. Gravisca. legato ai commerci con il Mediterraneo orientale; dopo la conquista romana, divenne una colonia marittima vitale fino alla distruzione, durante le invasioni barbariche del V secolo.

Le prime tracce insediamento umano nell’area Gravisca sono databili al VI secolo a.C., periodo in cui sorse nella zona il porto etrusco dell’importante città Tarquinia. Probabilmente in questo periodo venne fondato un santuario emporico greco, notevole centro religioso dedicato a tre divinità femminili: Era, Afrodite e Demetra. Il santuario rimase attivo fino alla conquista romana dell’Etruria meridionale, avvenuta attorno al 281 a.C.
Nel 181 a.C., sui resti dell’abitato etrusco in abbandono, i Romani fondarono una colonia maritima civium Romanorum con il nome Gravisca.
Nel 408 i Visigoti Alarico in transito lungo la costa misero a sacco la colonia, che da allora andò spopolandosi definitivamente. A questo periodo risale il tesoretto 147 soliaurei, risalenti ai regni Valentiniano I, Valentiniano II, Onorio, Arcadio e Teodosio, rinvenuti nascosti nel cortile una domus patrizia.

Nel 1449, e poi nel 1461, presso l’antica Gravisca venne riaperto un porto, distrutto dalla flotta napoletana nel 1481 durante la guerra tra papa Sisto IV e Ferrante d’Aragona. Il porto Corneto venne nuovamente fondato da papa Clemente XII nel 1738, tanto che prese nome Porto Clementino; ulteriori lavori furono promossi da papa Benedetto XIV. Il porto Tarquinia venne definitivamente distrutto dall’esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale.

Gli scavi archeologici più intensi presso Gravisca sono stati compiuti tra il 1969 ed il 1979, e hanno permesso riportare alla luce gran parte dell’antica colonia romana e conoscere la conformazione dell’insediamento etrusco.
La scoperta più importante è stata quella del santuario emporico greco. Questo santuario venne fondato tra il 600 a.C. ed il 580 a.C. e assunse in breve le funzioni emporion, ovvero centro scambi commerciali con funzioni anche religiose. Vi erano venerate Era, Afrodite e Demetra nei loro equivalenti etruschi: rispettivamente Ura, Vei e Tura. La struttura originaria del santuario era a pianta quadrata delle dimensioni 25 x 25 metri; solo tra il 480 a.C. ed il 470 a.C. il santuario venne ampliato e trasformato con una struttura rettangolare 27 x 15 metri, anticipata da una piazza. Tra i reperti maggiormente significativi rinvenuti nel santuario, c’è sicuramente il kantharos Exechias, pregevole ceramica attica del VI secolo a.C., assieme ad una dedica ad Apollo Egineta fatta dal mercante Sostratos Egina, che testimonia quanto